martedì 18 febbraio 2014

Sun Kil Moon - Benji (Recensione)

Benji è il portiere del cartone animato Giapponese “Holly e Benji due fuoriclasse” Benji è il ragazzino più maturo e figo, ricco e sicuro di se, però si spappola il ginocchio, quindi alla fine è quello più fragile quello che deve aspettare e macerarsi, maturare dentro - perché fuori è già un fuoriclasse. I titoli non mentono e alla fine torna, e tutto quel dolore viene incanalato nella perfezione perchè la finale del campionato delle scuole elementari la gioca, e come va a finire lo sapete.

Mark Kozelek si presenta di nuovo al suo pubblico dopo il recente album a proprio nome “Like Rats” con questo nuovo Benji. Personalmente non ho amato molto l'ultima parte di carriera di Kozelek sempre più privata di musica e dedicata al racconto, che pur di abbacinante potenza, non impediva una sorta di fastidio per il distacco così profondo dalla forma canzone.

Benji ci riporta il Kozelek più ispirato e musicale, il disco è arrangiato, seppur con garbo e leggerezza, in modo da risultare gradevole, si lascia sentire tutto d'un fiato, si lascia apprezzare, amare e coinvolge. Lo scheletro di base è la solita ballata acustica per sola chitarra e voce tanto cara al nostro, ma qui e la compaiono strumenti ad accompagnare, affinare e approfondire la melodia regalando perle di assoluto valore quali la meravigliosa apertura di “Carlissa” o il soul in minore di “I love my dad” (apice del disco assieme a “Richard Ramirez died Today for natural causes” pezzo dall'incedere Morphiniano) dove Kozalek si prende pure in giro citando un tentativo, poi nemmeno maldestro, di imitare Neils Cline .

Non mancano gli strapiombi depressivi di inaffrontabile dolore ("Truck Driver"), ma nel complesso le architetture del disco sono più complesse e ariose. Tutta questa aria e questo sole che fa capolino tra le nubi, però, si scontra con i temi del disco, che come al solito raccontano l'america del degrado, della tragedia e dei travagli personali del suo autore.

L'amore per il padre, per la madre (la sua migliore amica), la scomparsa di cugine, zii, storie che raccontano "Serial Killer" storie di ordinaria follia, come l'amore per i Led Zeppelin e di quanto preferisse le loro ballate più tranquille, sin da adolescente votato al negare il trambusto o di inadeguatezza nei confronti delle nuove generazioni, di ventenni che sembrano ancor più giovani con il proprio cellulare in mano al concerto dell'amico Gibbard ("Ben's My Friend")

Benji è un disco compatto, solido e meraviglioso, dalle musiche sublimi, ai testi da romanzo di frontiera, il miglior disco di Kozelek dai tempi di Ghosts of the Great Highway il più devastante, in perfetto equilibrio tra tragedia incombente e melodia. L'estetica del dolore, l'estetica dello sprofondare in quieta disperazione.

Voto: ◆◆◆◆◆
Label: Caldo Verde Records



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