sabato 21 maggio 2011

Luminal - Io Non Credo (Recensione)

Io Non Credo, secondo album dei capitolini Luminal, esce nei giorni dell'anniversario dei 150 anni dell'unità d'Italia. Fin dall'artwork di Marco Filippetti a ritrarre in copertina Garibaldi, simbolo del risorgimento, impresso su giacche nere come un'ombra di un tempo passato, è ben chiara la sensazione di trovarsi dinanzi ad un concept di indubbia attualità e importanza. Io Non Credo è un album dedicato a tutti noi, alla disgregazione di certi ideali, fondamenta della nostra società. La patria costruita sui corpi e le anime dei nostri padri, come fulcro centrale dell'amore e dell'unione, per questo andando contro tutto e tutti, senza peli sulla lingua, i Luminal ci esortano ad alzare la testa e svilire il senso di abbandono e di sconfitta dei nostri giorni in favore di una "rivoluzione", di un ritorno a certi ideali di uguaglianza e democrazia che sempre più vanno sciamando nel nostro paese. Nove tracce, nove colpi al cuore che attraversano coscienze, penetrano a fondo e smuovono cercando di svegliare da un'acquiescenza durata fin troppo. Stufi di compromessi, di dover scegliere tra mediocrità servite su piatti diversi ma provenienti da un unico scialbo costrutto d' interesse personale, Io Non Credo è un'opera di smascheramento nel vero senso della parola, un percorso guidato che ben illustra la situazione attuale dell'individuo libero pensatore italiano. Pur mantenendo intatta la propria personalità nel convogliare vena new wave, post-punk e cantautorato di pura matrice italica nell' alternarsi di voci maschili e femminili, in questa nuova prova Carlo Martinelli e Alessandra Perna, a differenza del primo "Canzoni di Tattica e Disciplina", puntano più verso musicalità e sensazioni dirette, smussando certe sonorità rumorose in favore di melodie elaborate e originali che restano impresse istantaneamente a fuoco nella memoria. Non esagero dicendo che Io Non Credo è un album perfetto, di canzoni bellissime ed empatiche che tranquillamente potrebbero passare per nove singoli. Si parte con "Signore e Signori dell'Accusa" che apre il sipario allo stremo della ricerca di libertà nella difesa dei propri ideali, nella ricerca di una realtà rivoluzionaria utopistica ("Ho provato a liberarmi e la libertà mi ha riportato da me...La mia rivoluzione è più irreale di me"). Segue la title track, probabilmente la traccia più graffiante, arricchita dalla viola e il violino di Nicola Manzan, (Bologna Violenta, ex Teatro degli Orrori) dove alcune delle tematiche ricorrenti della storia della nostra società (spirito santo, padre e la madre, secessione...) sembrano appartenere ad una realtà ipocrita alla quale non possiamo continuare a dar fiducia. Per questo non crediamo più ("L'unica cosa che mi aspetto è sopravvivere al deserto..."). Il piano di Andrea "Fish" Pesce (Carmen Consoli, ex Tiromancino) decora le melodie impegnate di "Si può Vivere", alla quale segue "Non è ancora finita, Babyblue", dall' andamento movimentato, spezzato solo da un ritornello fortemente esortativo. I violini di Manzan si riaffiacciano in "Niente di Speciale", punta di diamante del disco. Ad aleggiare sul brano lo spettro di un Battisti cupo. Un cantato, quello di Carlo, straziato e allo stesso tempo lucido nello sfogare le proprie angosce, ad aprire la propria anima al dolore della sconfitta. ("Avrei dovuto capire che chi non ha voglia non vive ma avevo paura e non sogni..mi sento cadere cos'è che io ho? Ho voglia di bere cos'è che io ho?") Le chitarre di "Alle Gegen Alle" penetrano immediatamente nel nostro subconscio e a distanza di ore potrebbero continuare a girare in loop nella nostra mente. "L'Ultima Notte" è la traccia più ferale, degna dei Rossofuoco di Canali. A calare il sipario, la degna conclusione di "Tutti Gridano è Finita" che, nonostante il titolo lascia aperto uno spiraglio di luce, di speranza sul futuro a venire. ("Ho cambiato la preghiera ora è una maledizione...ma le ore sono interminabili, i nomi li abbiamo già scordati e la notte non è mai fredda") C'è ben poco da aggiungere. Io Non Credo è sicuramente uno degli album più interessanti e meglio riusciti del 2011. Attuale, diretto come un schiaffo improvviso, emozionante ed intenso. E' arrivata l'ora di svegliarsi, di unirsi e riscattare la nostre identità, le nostre libertà, la nostra condizione di uomini pensanti e non pedine disistruite da ideali di plastica ai quali opporsi è sinonimo d'emarginazione. Cerchiamo di non lasciare solo ai Luminal il compito di ricordarci ciò che ci unisce, ciò che siamo come popolo. Quando rimangono solo gli artisti a parlare di certe cose, sicuramente la situazione non è delle più rosee...

"Qui si fa l'Italia o si muore !"

Label: Black Fading

Voto:◆◆◆◆◆

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