sabato 7 marzo 2015

Auden - Some Reckonings (Recensione)

Ricominciare sembra sempre difficile, forse lo è, ma non per chi ha lasciato dietro di sé qualcosa di autentico e valido.
Così l’assenza può essere sentita solo se concreta e se accompagnata da un costante senso di ritorno. 
Ed è con il nuovo anno, con la loro e la nostra voglia di risentire un emocore, forse dimenticato, che ritornano gli Auden.

Riapparsi sulle scene nel duemilatredici, grazie alla V4V con la ristampa del loro primo Ep “Love is Cospiracy”, aprono il nuovo anno con un lavoro intriso di esperienze durate troppo, ma mai abbastanza, se il risultato è un album che gli amanti del genere decideranno di consumare letteralmente a suon di play.

Il titolo Some Reckonings, così come le tracce, ci porta indietro nel tempo. Non solo a quello in cui si erano fermati, ma là dove ognuno di noi si sarebbe voluto fermare per poter rivivere tutto, magari ricominciando con errori diversi e arrivando comunque alla resa dei conti.
Un linguaggio, il loro, per certi versi oscuro, per altri impegnato o impregnato di una sperimentazione tanto sensibile da dar  vita a testi che faranno pochissima fatica a suscitare forti emozioni.
Non si può dunque non partire dall’emozione più forte, quella di voler ripartire.

The Day Of Reckoning, prima traccia e singolo dell’album, parte con una carica esplosiva, una carica che già dalle prime note mostra come il gruppo non solo ha voglia di resistere questa volta, ma ha anche voglia di far capire che nonostante i fallimenti pure un sognatore può desiderare la luce del sole. Il tutto condensato tra chitarre che non sembrano volersi fermare neanche al cospetto di voci ormai mature e decise a far “urlare” l’anima.
Un viaggio però che per un sognatore sa essere pieno di trappole, di rimpianti. E Next Regrets,  seconda traccia dell’album, più amara e ritmata della prima, cerca di avvertirci, anche se non tutti riusciranno a dar peso alle parole quando si presenta una canzone tanto ritmica da intonarla dopo il primo ascolto, come d’altronde accade per il resto dell’album.
Così, tra false ripartenze continua il cammino (False Restart), senza alcuna voglia di guardare al passato, con uno sguardo sempre teso al futuro (Back and Forth), lo stesso che ha riportato gli Auden non a volerci riprovare, ma a volerci appassionare a un genere, l’emocore, forse ancora non inquadrato dai tanti che, una volta ascoltato l’album, sapranno bene di cosa si tratta.
Non solo schitarammenti, non solo batterie a tempo di pulsazioni, ma anche voci  unanime che sanno alternarsi e combinarsi, come le loro fragilità e fermezza. Le stesse che chiudono l’album con un malinconico e troppo breve sorriso (I Smiled Too Little With You).
Tocca però calare il sipario, con Curtain, la traccia che più sembra somigliare ad un pugno in pieno volto, ovviamente tutto da “godere".

Potremmo dunque, solo gioire se ogni ritorno alla scena musicale dovesse portarci alla luce un lavoro così, e ben venga l’attesa, ma che sia disarmante e piena di cuore. Perché desistere è un concetto che non dovrebbe mai appartenere a un gruppo come questo.

Voto: ◆◆◆◆◆
Label: V4V Records

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