lunedì 26 gennaio 2015

Verdena - Endkadenz vol.1 (Recensione)

Eccoci qui. Di nuovo. L’hanno fatto un'altra volta, e più grande del precedente. I Verdena, oggi, sono un’entità inafferrabile. Non la tieni ferma. Come quel “pesce” difficile da bloccare, perché lo protegge il mare. Ecco, il primo volume di Endkadenz gioca sporco sul campo irregolare dell’imprevedibilità. Così come il termine che gli dà il titolo, il sesto capitolo nella saga della band bergamasca è un tuffo di testa nel timpano a suggello di un’opera sinfonica. Maledettamente austero, nei suoni e nelle soluzioni, Endkadenz reclama attenzione a gran voce. Riavvicina all’esperienza di ascolto attento e ponderato, proprio nel momento dell’impalpabilità musicale che ci attanaglia. Coraggio e incoscienza da vendere, confezionati tramite un orgogliosa autoproduzione. Asperità vocali impastate a contrappunti strumentali, bypassate attraverso un aria satura di fuzz, in modo da costruire stratificazioni aspre e dissonanti innalzate sull’altare di ottave sintetiche. Materiale grezzo sacrificato in onore di una nobiltà lo-fi. Posseduto da un’enfasi esagerata che aleggia in tutto il disco, alterando soluzioni dissonanti in fede di una visceralità profondissima. Studiata nel minimo dettaglio, eppure pulsante di grezza e materica attitudine. Anima Latina e propulsione psichedelica. I Flaming Lips che incontrano Battisti nel ventre profondo dell’abisso fuzz. In Endkadenz tutto è saturo, ma mitigato da un senso di pienezza sonora mai raggiunto fino ad ora dalla band italiana, in cui voci e strumenti sono uniti dal comune fine di destrutturazione corale. Distruggere per costruire una raccolta di canzoni dal raggio d’azione sempre più ampio. Endkadenz fa letteralmente a pezzi la carriera dei Verdena, rimettendola assieme per donarle un apparente senso logico. Eppure, il loro valore intrinseco è tutto racchiuso in questo disco, in cui ogni brano è la summa della miscela espressa dalla band nei suoi sedici anni di militanza in evoluzione costante. Nel caos ammaestrato all’unisono a suon di bordoni fuzz (le tremanti atmosfere di “Rilievo” corredata di cori atavici in coda, o le sponde stoner di “Alieni fra di noi” e “Derek”) e un’attitudine psichedelica quanto mai moderna e ancora ricca di soluzioni sconosciute (da capogiro gli stacchi melodici di “Vivere di conseguenza” o le derive doom di "Inno del perdersi"). E questo è solamente il primo capitolo. Per il secondo, tutto rimandato alla prossima estate. 

Voto: ◆◆◆◆◆
Label: Universal Music

1 comments:

Unknown ha detto...

Contro la ragione stoner!?

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