giovedì 22 maggio 2014

Redline Season - Invictvs (Recensione)

Poche, semplici righe per annunciare il proprio ritorno. Tanto, sudatissimo tempo per plasmarlo. "Invictvs" (rigorosamente con la "v" romana al posto della "u") esce tentando di coniare un suono affatto banale, del tutto particolare. L'esperienza non manca certamente ai Redline Season, navigatissimi musicisti emiliani che vantano un curriculum di tutto rispetto.

Colpiscono incredibilmente le atmosfere cupe tipiche di quell'hard rock/proto doom seventeeniano (che, a quanto pare, non è morto come molti sostengono) rielaborate in salsa hc. Il suono tende quasi ad implodere, ovattato e roccioso, in uno spigoloso bozzolo "dark". In apertura, quindi, ci ritroviamo immersi nella danza demoniaca di "Fallacy". Gli sporadici rigurgiti indie vengono repentinamente corretti e sporcati da una voce a metà tra il posseduto e lo scream e da taglienti chitarroni a volte più granitici, a volte più sibilanti ("Phoenix Last", "Keiner"). L'incedere del disco diventa un inquietante saliscendi tra brusche frenate  ("Squarewaves" su tutte, "Phoenix First" nettamente staccata dal resto) e veri e propri mattoni hardcore lanciati a tutta velocità, di inequivocabile impatto, scanditi da una marzialità imprescindibile, ma comunque sorprendente, caratterizzata da un'energia intrinseca e fortemente esplosiva.

A tal proposito, pezzi come "Deaf Heaven" e "Lead" meritano le posizioni più alte in graduatoria generale: il primo è un biglietto di sola andata per l'inferno, perchè il paradiso è momentaneamente sordo, devastato da un tornado che lo ha distrutto senza alcuna pietà; il secondo è una cavalcata funerea che non può non riportare alla mente i Black Sabbath più vividi, con aggiunta di batteria virtuosa e synth a bassa frequenza. Sulla stessa falsariga si inserisce la title track, che si pressurizza e si depressurizza continuamente, in un alternarsi di stop and go, fino a morire. In chiusura "Northpole", perfetta per una passeggiata nello spazio più profondo e nero dove non ci sono stelle ma soltanto scariche elettriche.

Anche se all'atmosfera generale del disco attribuiamo ineluttabilmente una monocromaticità direttamente assimilabile ad una tetra disperazione post-core, è strabiliante constatare le numerose policromaticità che sono sapientemente incastonate lungo tutto il percorso. E' stato certamente raggiunto l'obiettivo di modernizzazione del sound, denso e sfaccettato, che mira dritto alle corde della potenza e dell'emotività. Redline Season: presenti.

Voto: ◆◆◆◆◇
Label: Upupa Produzioni

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