lunedì 15 aprile 2013

Chambers/The Death Of Anna Karina - Split (Recensione)


Quest’opera bicefala è irrorata da un’urgenza espressiva potente, condivisa da tutte le forze in gioco ma, al contempo, produttivamente difforme. Alla compiutezza straordinaria e alla conclusività della struttura compositiva dei Chambers, che incastrano liriche amare e caustiche sul monolite sonoro in un rotolare ingombrante e plumbeo, replica come in uno specchio rovesciato la maturità lirica conseguita dai Death of Anna Karina: Andrea Ghiacci si appropria finalmente dell’italiano esalando con convinzione la percezione di una fine imminente che condanna l’esistenza, dell’incombere presente di un epilogo.

La massiccia ma multiforme compattezza dei Chambers è a tratti liquefatta in esitazioni che gravano per preludere a istantanee eruzioni, mentre altrove si arresta in sospensioni minacciose, che indugiano sul sordo martellare percussivo nella coda di "Tutto è bene quel che finisce". Il surreale insorgere delle prodezze labiali di Johnny Mox, in "Le facce uguali di due medaglie diverse", tramuta il severo sgomento in un richiamo straniante e angoscioso.

Nella prova dei Death of Anna Karina l’amarezza affila la materia sonora in un tormento ansiogeno e urticante: l’inquietudine sottile è consapevolmente serbata e macerata per poi deflagrare ed erompere, come nel disincantato furore di "Nero". La qualità angosciosa, cifra espressiva del quintetto emiliano, è tradotta nel sussultare interrotto e dilaniato di "Crepuscolare", claustrofobica allucinazione pervasa da una tensione nervosa asfissiante. L’immobile granito intagliato delle chitarre di "Labile" si impone come contraddittoria fortezza alla desolata nozione di effimero vomitata da una vocalità esasperata e sconfitta.

Quanto è stato concepito quale testimonianza di impegno artistico condiviso e confluenza di attitudini affini si attesta come prova creativa tutt’altro che estemporanea o immediata: la biforcazione degli esiti cela un’unitaria e autentica istanza espressiva, a partire dalla quale è generata e plasmata un’opera che gode di vita propria come un organismo: un homunculus alquanto mostruoso ed inquietante, ma morbosamente irresistibile.

Voto: ◆◆◆
Label: Blinde Proteus/Shove/To Lose La Track




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