giovedì 26 aprile 2012

Alberto Donatelli – Arcobaleno di profilo (Recensione)

Non è un disco che vi fa sentire debole e disorientato, non fermatevi a “Rock on” e al suo intreccio heavy metal che apre il tutto, dietro queste note e parole non c’è un chitarrista fagocitato dalla sua individualità rocker, ma un poeta urbano armato di dolcezza e amplificatore che scrive canzoni d’amore e d’altro; “Arcobaleno di profilo” è il terzo lavoro discografico del musicista cantautore romano Alberto Donatelli, tredici tracce che raccontano, descrivono e suonano punti di forza e debolezze interiori a metà strada tra atmosfere alla Piviero o Ligabue e l’anima indomita di una stella cometa che riporta in avanti la magnificenza di un mai scordato Massimo Riva, tredici percorsi che senza stravolgere nulla nella musica contemporanea, lasciano a fine corsa la saziata consapevolezza di aver passato circa cinquantuno minuti tra belle canzoni e altrettante riflessioni.
Il vero valore aggiunto di questo registrato non è la potenza sonora, anche perché Donatelli insegna che se uno volesse fare lo spaccone con la chitarra sarebbe la dimostrazione di un vuoto a perdere, ma è la sorpresa di una bella poetica che impazza in largo e lungo il cerchietto di plastica, senza l’urlo e lo strepito della risonanza rock intesa come siamo abituati ad intendere; quasi tutte le tredici song hanno la vitalità radiofonica di possibili hit, e quasi tutte si legano al rito della “ricanticchiabilità” ad ogni momento della giornata (notte inclusa), un piacere sonoro che fa compagnia come fosse la colonna sonora dei tuoi pensieri seri o distratti che accompagnano le tue fissazioni.
Un disco che non ci nega nulla, si apre come un cuore gonfio e si chiude con uno spirito spalancato, l’atmosfera bisbigliata alla Blasco “Piove odio”, l’elettricità disillusa della vita “Quello che mi pare”, il blues slogato “Ti hanno detto (Oh yeah!)” , la bella spennata acustica che apre la ballata pensierosa “E’ tutto qui! ” fino al trionfo arioso del suono da grandi spazi sognanti e aperti dove Ligabue ha lasciato da tempo le orme e il respiro di un’America lontanamente vicina “8 Stagioni (Gun version) ”.
Si, veramente un disco che non ci nega nulla, tanto meno la sua innegabile e ventilata libertà.



Voto: ◆◆◆◇◇
Label: AD Music 


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